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Breve riassunto della storia del disegno

dalla preistoria alla corte di Bisanzio

Accademia Artistica cosa significa disegnare

Il gesto primario, quello più istintivo, che tutti facciamo, è quello di stringere le dita appena tocchiamo qualcosa. Impugnare la matita richiama quel gesto, insito nel nostro DNA

"La frase più bella che ricordo nella mia vita l’ha detta un bambino quando parlava di un disegno: “Che cos’è un disegno? È un’idea con intorno una linea”. E’ bellissimo, questa è tutta la mia vita."

(Bruno Bozzetto)

 

"Preferisco il disegno alle parole. Il disegno è più veloce, e lascia meno spazio per le bugie."

(Le Corbusier)

 

“Un pittore mi disse che nessuno può disegnare un albero senza diventare in qualche modo un albero; o disegnare un bambino studiando soltanto il profilo della sua forma... ma col guardare per un po’ di tempo i suoi movimenti e i giochi, il pittore entra nella sua natura e quindi può disegnarlo.”

(Ralph Waldo Emerson)

 

“Il disegno è la sincerità nell'arte. Non ci sono possibilità di imbrogliare. O è bello o è brutto.”

(Salvator Dalì)

 

“Il disegno è lo scheletro di ciò che fate e il colore è la sua carne.”

(Nicolas Poussin)

 

“Non si fanno mai abbastanza schizzi. Fai uno schizzo su qualsiasi cosa e mantieni attiva la tua curiosità.”

(John Singer Sargent)

 

“Il disegno è la rappresentazione di un oggetto per mezzo di linee. La sua perfezione consiste nella delineazione esatta di tutte le forme nel modo che si presentano alla nostra vista, in guisa che diano il più preciso ed espressivo carattere dell’oggetto rappresentato. Il disegno non è solamente la fase fondamentale di tutte le arti, chiamate belle: ma la sua applicazione, sebbene in forma più modesta, è utilissima e di grande aiuto nelle arti industriali e meccaniche. Così il cesellatore, lo scalpellino, il falegname, il fabbro, l’orologiaio e molti altri devono la loro valentia alla conoscenza del disegno. Una compiuta educazione, tanto del ricco quanto del povero, dovrebbe comprendere anche il disegno. Il ricco, con la sua conoscenza, oltre a poter dilettarsi di pittura, potrà meglio apprezzare le opere d’arte. Il povero avrà in mano nuovi mezzi di sostenere la vita e di esercitare l’ingegno suo a perfezionare quell’arte o mestiere in cui si adopera”

(G. Ronchetti)

 

“È solo uno schizzo, dopo tutto, pochi tocchi rudimentali qui e là, che non esauriscono il tema ma si limitano a mostrare quel che potrebbe diventare. Talora mi viene da pensare che le stesse foglie non siano che la stessa cosa: un passaggio verso qualcosa, piuttosto che un oggetto concluso in se stesso.”

(Walt Whitman)

 

“Il disegno permette di vedere le cose in modo più chiaro, sempre più chiaro, ancora più chiaro.”

(Martin Gayford)

 

"Il disegno è visione su carta."

(Andrew Loomis)

 

“Qualsiasi sia il motivo che vi spinge a voler imparare a disegnare bene i volti, cercate di non essere impazienti. L’impazienza è ciò che più di ogni altra cosa frena il vero talento.”

(Andrew Loomis)

 

“Il disegno è l’espressione più diretta e spontanea dell’artista: una specie di scrittura: rivela, meglio della pittura, la sua vera personalità.”

(Edgar Degas)

 

“La fotografia è una reazione immediata, il disegno è una meditazione.”

(Henri Cartier-Bresson)

 

“Imparare a disegnare è davvero una questione di imparare a vedere e questo significa molto di più che guardare semplicemente con lo sguardo.”

(Kimon Nicolaides)

 

“Il disegno richiede tempo, una linea ha del tempo dentro di essa”.

(David Hockney)

 

“Se dovessi mettere un'insegna sopra la mia porta, scriverei: scuola di disegno e sono sicuro che farei dei pittori."

(Jean-Auguste-Dominique Ingres)

 

Avremmo potuto continuare per pagine intere. Ma crediamo che questi aforismi siano sufficienti a portare alla vostra attenzione quanto il disegno sia affatto banale. E non a caso abbiamo citato artisti e pensatori di tempi non lontanissimi, tempi nei quali la pittura ha preso il sopravvento e il disegno, ridimensionato sempre più, viene oggi considerato pratica ostica, ostile, noiosa e del tutto inutile.: sarebbe stato facile attingere a Michelangelo o Leonardo. Ma sarebbe stato anche scontato.

Invece, anche i precursori della pittura impressionista, o moderna, o concettuale, metafisica, e chi più ne ha più ne metta, hanno tutti elogiato il disegno. E alcuni non figurano nemmeno tra i nostri preferiti in assoluto.

Allora, cos’è il disegno? Ognuno può dare la sua definizione, e son tutte vere? Sì e no. La maggioranza delle visioni concordano, lo fanno da seimila anni, e su questi fatti è difficile confutare.

Madonna con Bambino di Leonardo Da Vinci

Madonna con Bambino di Leonardo Da Vinci

Il disegno è il 90 % dell’intera opera. Perfino nell’informale, concettuale, astratto, e /o qualsiasi altra tecnica voi prediligiate.

E parte da molto, molto lontano. Dal primo giorno dell’Umanità.

Partiamo Dall’inizio: Avete Mai Riflettuto Su Cosa Significa Disegnare?

Sembra una domanda da poco, quasi da niente. Non lo è affatto.

Icone del pc, icone sui cruscotti, tappi del serbatoio, scatole e scatolette, strumenti, alimenti, istruzioni, cartelli stradali, di pericolo, sequenze di azioni…tutto è disegno. Ed è molto di più

Esattamente come produrre suoni, lasciare e tracciare segni è qualcosa di atavico, che fa parte del nostro corredo genetico, insito nel DNA e nello sviluppo dell’essere umano così come usare le mani, le dita, gesticolare altro non è che, proprio così, tracciare segni nell’aria, per rafforzare il concetto che si sta esprimendo. Avessimo un taccuino, un foglio di carta, un tovagliolo al bar, per rafforzare certi pensieri tracceremmo dei segni potenzianti l’espressione.

E per dimostrare questo, basta dire che, comunicativamente parlando, nasce prima il segno della parola. Da sempre, quando non rafforzativo, il disegno serve ad esprimere concetti che a parole non si riescono compiutamente ad esprimere. E ancora oggi, se vi immaginate in un paese straniero, del quale non conoscete lingua, usi o costumi, per esprimervi e cercare di farvi capire vi vedrete usare dei gesti.

Disegni tracciati nell’aria.

Mangiare, bere, dormire, medico... tutti gesti, formati da segni, che intendono un concetto, un pensiero, qualcosa di concreto. Se in quel momento aveste qualcosa con cui tracciare un segno, ve ne servireste, perché certi tratti, certe idee, certe forme sono trasversali, se non universali

E nessuno penserebbe, preso com’è dal farsi capire, che in quel momento compierebbe le stesse azioni di un carovaniere di 2000 anni fa, in mezzo al deserto, o di un marinaio sbarcato in terra lontana e sconosciuta. Gestualità che sono le stesse da millenni. Gli egizi scrivevano disegnando, ancora prima lo facevano i Sumeri. E prima ancora gli uomini preistorici. Quando il segno era necessità di vita, era linguaggio. Ed era la prima forma di linguaggio. Le parole sono venute dopo, molto dopo.

E con segni incisi su un disco d’oro, nel 1977, abbiamo inviato un messaggio nello spazio per eventuali amici extraterrestri...

Geroglifici egizi

Gli egizi avevano una scrittura che rappresentava un processo mentale complesso. L’immagine stilizzata evocava alla mente un soggetto, identificato tramite un suono, che poi veniva trascritto

Scrittura cuneiforme

All’origine più complessa, si sviluppò definendo e dettagliando la forma dei cunei, o chiodini. Una serie di segni grafici a tutti gli effetti.

Disco inviato nello spazio con la navicella Voyager

Spedita nello spazio profondo, in un viaggio apparentemente senza fine, la sonda Voyager porta con sé un disco d’oro, sul quale sono incise alcune informazioni sul genere umano. Queste informazioni sono presentate sotto forma di suoni e, appunto, immagini, cioè le primordiali forme di comunicazione fra esseri viventi

Perché tutto questo?

L’aspetto artistico non nasce con il tracciare, e lasciare segni e immagini.

Prima nasce l’uomo, e poi l’evoluzione dell’uomo. È qui, in queste ere, che si sviluppa questo tipo di comunicazione. E si sviluppa perché il bisogno di comunicare, con il progredire dell’evoluzione, diventa sempre più impellente.

L’uomo, l’umanità, non nasce come entità solitaria. L’essere umano non è costruito per vivere da solo, esemplare a sé stante, ma altresì per stare in branco, con i suoi simili. E ha un bisogno estremo di comunicare. Una spinta fortissima, insopprimibile, un input incontestabile, che lo porta in ogni modo o maniera a cercare di dire qualcosa. E di cercare dei referenti a cui chiedere aiuto, e ai quali affidare le proprie speranze, i sogni e i desideri.

Per farlo, come prima cosa ha imparato a tracciare segni. E quando il disegno è diventato un altro tipo di racconto, un ricordo, un tesoro da tramandare, fantasia, creatività, segno nobile distintivo, e tante altre cose, nel corso dei millenni e dei secoli ha perfezionato questi segni e le tecniche per lasciarli, creando il vastissimo mondo del disegno, fatto di luce e di ombre, di niente e del suo segno corrispettivo. Perché disegnare è esprimere.

Disegnare è raccontare, dire, parlare.

Disegnare è trovare l’equilibrio, fragilissimo e potente, e gestire tutta la sua intensa drammaticità.

Abbozzo a tratteggio chiaroscurale di Leonardo Da Vinci

Abbozzo a tratteggio chiaroscurale di Leonardo Da Vinci

Oggi, ai giorni nostri, che senso può avere, disegnare?

Studio di Volti di Leonardo Da Vinci

Studio di Volti di Leonardo Da Vinci

Oggi, nell’era virtuale informatica, noi che siamo e viviamo sospesi tra gli albori delle nuove scoperte e l’immensa oscurità del non sapere che ci sovrasta, “primitivi” delle nuove ere, generazioni del futuro, noi che abbiamo vissuto il passaggio dalla lettera scritta con penna e calamaio alla e-mail, sostituito le persone con delle foto parlanti, siamo prigionieri della tecnologia, ma inesorabilmente bisognosi di essa, oramai totalmente dipendenti dalle via facili e dall’appiattimento globale…noi che riempiamo, un intero pianeta, stipandolo fino all’inverosimile, riuscendo al tempo stesso a fare di noi elementi dielettrici, non trasduttori, isolati e chiusi in noi stessi. Continuiamo a condividere con una massa di persone un isolamento inarrestabile.

Ed è qui che l’Arte, e in particolare il disegno, assurge a tutta la sua potenza. Disegnare è rientrare in possesso di noi stessi. Almeno un po’. Ed è nuovamente linguaggio condivisibile, tra genti diverse, culture diverse, razze diverse.

Altri aspetti della nostra vita sono rimasti indietro, ma il disegno no. Ha compiuto il suo giro, completato il suo cerchio, circumnavigando l’infinito spazio, ha tramutato il punto di partenza nel nuovo arrivo.

Ha riaperto la comunicazione, almeno visiva, e ci ha reso nuovamente più unici e meno soli.

Ci ha riportato all’era iniziale, ha corretto l’errore, ha ristabilito una scelta d’ordine, per chi vuole farla sua. Ha ridato voce ad un sentimento, una emotività creativa, rimettendo in comunicazione i nostri lati intimi e silenti spettatori, isolati dalla tecnologia e fintamente connessi.

Quindi: Disegnando Ti Esprimi. E Esprimendoti, Crei.

Il disegno è nato prima della parola, anzi, il disegno è stato parola per molto tempo. Una famosa battuta (secondo me tra le migliori in assoluto), ma che ricopre una grande verità, viene detta in un fumetto, per la precisione “Asterix e Cleopatra”, di Goscinny e Uderzo. Nella storia, come si può evincere ambientata in Egitto, Asterix chiede ad uno scriba se il suo lavoro è difficile. E quest’ultimo risponde:” oh, non molto. Lo slogan della nostra scuola è “se sai disegnare, sai anche scrivere”.

Ripensando ai geroglifici, la battuta è semplicemente geniale quanto assolutamente vera (anche se nella vita comune gli Egizi, che avevano inventato tre alfabeti basati sui segni, prediligevano usare il cosiddetto alfabeto ieratico, che pur sempre fatto di segni e disegni era composto)

E ancora oggi, come nel corso dei millenni, è sempre stato prima di tutto comunicazione. Sentimenti, slogan, messaggi cifrati, evoluzione…tutto è passato e passa tutt’ora dal disegno, e non c’è una sola riga, segno e tratto che non dica qualcosa o non nasconda un messaggio recondito.

vignetta

Per gentile concessione della (allora) Casa Editrice Dargaud

Nasciamo disegnatori nella preistoria

La prova più evidente di questo, che tutti hanno visto almeno una volta, sono i disegni rupestri, sulle grotte, creati nelle grotte dagli uomini preistorici. L’esempio più semplice sono le impronte delle mani di quegli uomini, create appoggiando la mano alla parete rocciosa e sputandoci sopra del colore tenuto in bocca (se vogliamo, l’antenato dell’aerografo...). Tolta la mano, vi restava l’impronta in negativo.

Era una sorta di messaggio, come a dire “io sono, esisto”, rivolto a se stessi ma anche ad altri. Una presa di coscienza della propria esistenza, l’inizio dell’auto consapevolezza, che però determinava anche l’inizio della condivisone.

E questo vale anche per te che stai leggendo queste righe.

Accademia Artistica Arte preistorica Arte rupestre Lascaux

Sono le prima rappresentazioni strutturate e coordinate fra loro che l’uomo abbia mai creato. Raccontano scene di caccia, e sono la dimostrazione di come l’aggregazione dell’uomo in gruppi abbia contestualmente evidenziato il bisogno di comunicare, raccontare, condividere e tramandare, anche se allora questi termini non esistevano e quindi non avevano nessun significato cosciente

Tra il XX e il XV millennio a.C. l’uomo primitivo si espresse nelle pitture rupestri. Con tali raffigurazioni, egli cercava di uscire dal suo isolamento in un mondo ostile e incomprensibile. Propiziandosi le forze della natura. Quanto di tali raffigurazioni sia effettivamente disegno, e non generica immagine dipinta, è difficile da stabilire, ed è forse possibile solo dall’analisi delle tecniche

Nella preistoria si preferivano petre nere appuntite (e ovviamente legno nero carbonizzato) , colorati ( e talvolta ombreggiati) poi su fondi chiari, generalmente con sangue, argilla sciolta in acqua, ocra o bruni vegetali (da noi chiamati così, loro non sapevano certo di cosa si trattasse, mentre certamente ne conoscevano gli effetti)

Con l’avanzare del tempo, scoprirono come fissarli meglio, con sostanze oleose o chiara d’uovo. Ecco che il passaggio tra disegno e pittura è quasi immediato, naturale, ma la prima stesura si può definire certamente disegno. Sul fondo di roccia chiara ( o rudimentalmente sbiancata), i segni lineari scuri scattano con una vitalità bruciante, una tensione mai allentata, un ritmo espressivo esistenziale

Che sia in Africa, o in Francia, o ad Altamura il segno grafico scuro, in qualsiasi modo eseguito, è innegabilmente il motivo tecnico della funzione del disegno come progetto destinato a successivo perfezionamento

ciottoli preistorici incisi

Ciottoli preistorici incisi

Ma gli “artisti” primitivi, erano talmente progrediti da fare anche disegni preparatori? Ebbene, pare di sì. E a quanto pare, non solo direttamente sulle superfici dove operavano, ma anche su “materiale trasportabile”, di piccole proporzioni, e in mancanza di carta optarono per piccoli ciottoli incisi, i nostri moderni block notes, dove fermare le idee e fare prove.

In alcuni ciottoli ritrovati, di epoche antichissime, appaiono graffite numerose figure di animali, e il fatto che siamo sovrapposte l’una sull’altra, quasi a creare un intrico lineare, avvalora la tesi che si tratti di materiale sperimentale, sul quale la ricerca grafica si disponeva casualmente.

Rimane perciò accertato che l’umanità disegnò in ogni tempo, e luogo, con tecniche analogo, similari motivazioni magiche o spirituali o psicologiche. Fondamentale è la scoperta del segno lineare, strumento figurativo di eccezionale duttilità.

“Nel mistero degli oscuri antri preistorici, il miracolo espressivo del disegno era nato.” (cit. Terisio Pignatti)

Accademia Artistica cosa significa disegnare

Le sagome delle mani impresse sulla roccia sono attualmente considerate come più antiche delle pitture murali rupestri. Specialmente in alcune località australiane e africane, si ritiene che esse siano la prima forma di attestazione grafica che gli uomini abbiano mai lasciato. La loro costruzione era semplice, ma già allora riprendeva il concetto che poi sarebbe stato alla base dei compressori e di tutte le forme di pistole a spruzzo. I nostri avi si mettevano in bocca il colorante, poggiavano la mano sul muro, e poi spruzzavano con forza...insomma, erano delle “bombolette spray” viventi.

Nella fase successiva, entrando nel periodo storico, le testimonianze, al contrario di quanto di crede, si diradano. Entrano in gioco popoli e usanze che “scolpiscono”, statue come decorazioni come alfabeti (basti pensare ai Sumeri, vissuti tremila anni a.C., e alla loro scrittura cuneiforme), e di disegno se ne ricomincerà a parlare quando entrerà prepotentemente in gioco una delle più grandi civiltà mai apparse sul pianeta gli Egizi.

Il disegno nell’era Egizia

Da loro, fino ad arrivare all’Impero romano, proprio le decorazioni parietali, affrescate, riportano in auge la necessità, di un primo schizzo grafico, eseguito generalmente in rosso in punta di pennello, e solo successivamente (e non del tutto), ricoperto dalla pittura

Ostrakon con Faraone sul carro da guerra

Ostrakon con Faraone sul carro da guerra

A quel tempo, i pittori usavano preparare disegni preparatori SU LAMINE di calcare (ostraka)

Nelle civiltà e nei popoli seguenti, poco si trova che si possa riportare prettamente al disegno pure, sia per il rinnovato interesse per le decorazioni scolpite (ittiti, Fenici, Micenei), sia perché, come a Creta, si sviluppa la parte pittorica e non sono così rilevabili tratti distintivi del disegno. Ma parlando di affreschi, decorazioni murali e SACRE, la cosa è abbastanza normale.

La civiltà greca e sue influenze

Con l’espandersi della civiltà greco – attica, che comunque prediligevano espressioni architettoniche e sculturali, il disegno riappare, se non in maniera appariscente nel processo creativo. Dapprima si parla di vasi dipinti con figure nere sottolineate da un disegno inciso, poi da figure rosse.

Ma a partire dal V secolo a.C. nascono le ancora più attraenti ceramiche dipinte a fondo bianco, i famosi lekytoi, con forma cilindrica allungata, sulle quali il disegno è tracciato a punta di pennello con colori scuri opachi, quasi con effetto di penna su pergamena secolo.

Una straordinaria scioltezza di segno esalta una tecnica che meglio di ogni altra si avvicina alla concezione moderna del disegno: non a caso vi si tuffò attingendone a piene mani proprio Picasso, creando il primo rapporto con la pittura moderna

La pittura vascolare greca rappresenta una svolta importante, per il significato storico del disegno. Polignoto, Apollodoro, Parrasio, Zeusi, Apelle, sono ricordati per l’eccezionale tecnica e il sorprendente realismo delle loro opere. È provato che quei maestri si servirono del disegno sia in fase progettuale, sia autonomamente

Lo storico romano Plinio il Vecchio ricorda infatti l’uso di tavolette lignee, preparata a fondo bianco (con polvere d’osso), e di pergamene, sulle quali si disegnava con punte metalliche tenere (in uso ampiamente ancor oggi), d’argento o di piombo : per mezzo di esse gli allievi di Parrasio apprendevano le tecniche grafiche e pittoriche

Il disegno nell’Antica Roma

In epoca romana, tutto torna quasi a tacere. Forse preferite per una questione di esaltazione della grandezza politica, di nuovo tornano in auge l’architettura e la scultura (con risultati eccelsi e in superati, da allora, per bellezza e ingegneria, va detto). E le parti pittoriche si contraddisitnguono per la pittoricità del colore, puttosto che per la linea e i caratteri grafici.

I Bizantini

Nuovo capovolgimento di fronte nell’epoca bizantina, che abbandona le realizzazioni “sognanti” per affidarsi a stilizzazioni a trasposizioni della natura tramite simboli irreali. Ma neanche in questo periodo si avranno testimonianze incontestabili di lampanti prove del marcato contorno a linee scure spesso visibili nei mosaici

Gli Etruschi

E anche i nostri amici Etruschi, pezzo di storia “quasi del tutto nostro”, popolo che allacciò rapporti, essendo mercanti e navigatori, con le antiche civiltà occidentali, esaltarono le loro intenzioni artistico – spirituali nelle pitture destinate , appunto, alle tombe etrusche, con immagini dai colori vivacissimi, straordinariamente dinamiche. Tali figure previlegiano soprattutto i valori grafici che mergono con il significato energetico della linea, tea a sottolineare il movimento.

Disegnando ti esprimi. E esprimendoti crei, dicevamo...

È importante comprendere questo concetto, perché non importa chi disegnerai o quante persone vedranno le tue opere. Anche se rimanessero chiuse in un cassetto, rappresenteranno comunque qualcosa che tu volevi esprimere, raccontare. Una linea continuativa sul ragionamento del “io esisto, sono” che si perpetua dalla notte dei tempi. E tutt’oggi è una attività manuale basica usata in tutte le comunicazioni visive e creative.

infatti, i disegni sono alla base di tutte le cose progettate e costruite e che fanno parte della vita dell'uomo. Ciò è motivato dal fatto che il disegno richiede riflessione, ragionamento, meditazione. Cercando di riprodurre, o di inventare, si destruttura qualsiasi pensiero od oggetto. E destrutturando si compenetra il significato, si capisce il funzionamento, si rivela l’essenza recondita delle cose.

Non a caso Leonardo da Vinci (ma non solo lui) disegnava e destrutturava (basti pensare ai disegni sull’anatomia umana) e pochi sanno che proprio attraverso il disegno Leonardo aveva sviluppato molte discipline (per esempio la prospettiva e la visione dei luoghi a vari gradi di lontananza), fra cui la botanica. Leonardo aveva disegnato fase per fase la crescita e la funzionalità di molte specie di piante, e nei suoi quadri riportava fedelmente questi arbusti non limitandosi ad accennarli ma disegnandoli “come natura insegna”.

Accademia Artistica Leonardo flora

Un esempio dell’accuratezza con la quale Leonardo studiava i suoi soggetti, di qualsiasi natura. Il grande studioso e artista comprese bene come tutte le forme viventi e gli oggetti meno interessanti abbiano insita in sé una struttura, e Leonardo cercava di capirla e compenetrarla. Poi inseriva questi studi, perfettamente eseguiti, all’interno dei suoi quadri.

Quando disegni qualcosa, sei assorbito dal processo necessario per disegnarlo; e ciò ti porta ad essere parte integrante di quello che vedi e ti porta a conoscerlo in ogni suo dettaglio.

Per questi motivi, affrontati qui superficialmente, si disegna. E sempre per questi motivi è importante capire come farlo bene.

Da dove si comincia a capire l’atto del disegnare? Facile: da un segno.

Abbiamo detto che anche solo un semplice tratto è importante, perché ci permette di condividere. Allora nasce l’esigenza di renderlo nel modo giusto.

Dato che disegnare, destrutturando il concetto, è tracciare dei segni, in realtà, come dicevano gli antichi, “tutto fa brodo”. In assoluto, tolto il sangue delle prede cacciate nella preistoria, lo strumento più antico della storia, usato per disegnare, è il tozzo di carbone, ovverossia, più generalmente, tutto ciò che una volta bruciato lascia un segno nero. Nei millenni le tecniche produttive si sono affinate e gli strumenti hanno raggiunto livelli di resa altissimi, ma sempre da “carbone” derivano.

È questa la base fondamentale e unica del disegnare: ricreare in maniera illusoria (perché raffigurate in una realtà bidimensionale) tutti questi valori. La creatività, il talento, l’esercizio, l’esperienza e i materiali scelti di volta in volta sono gli ingredienti per riuscire a ricomporre queste sensazioni illusorie rendendole tangibili.

E questo ci porta alla seconda voce, altrettanto importante: l’interpretazione dei segni.

Ognuno di noi, nel proprio cervello, ha un suo archivio di informazioni e di immagini. Nella maggioranza dei casi sono quelle che hanno anche gli altri, ma differiscono sempre un po’ le une dalla altre, perché vengono modificate e filtrate da ognuno secondo le proprie sensibilità. Ne consegue che ognuno di noi, vedendo il medesimo tratto, ne può ricavare un messaggio, una sensazione, una interpretazione similare a quella degli altri ma comunque unica.

Di conseguenza, disegnando, dobbiamo già avere in mente cosa vogliamo rappresentare e chi ne sarà il nostro fruitore ideale. Creare per sé stessi va benissimo, ma non ci dobbiamo arrabbiare se poi le nostre opere non vengono condivise nel modo adeguato o peggio ancora ignorate o classificate inguardabili. C’ è una scala di valori a cui attenersi, un “termometro” delle realizzazioni che può essere trascurato e non seguito ma che non possiamo ignorare. Fare una mano con sette dita è una nostra libertà, e può anche avere un significato profondo. Ma se disegnano solo per noi stessi, non dando sufficienti elementi per comprendere il messaggio, non possiamo dare la colpa ad altri se il messaggio non viene recepito e/o compreso correttamente.

Da qui la domanda: a che livello voglio imparare a disegnare?

Qui abbiamo la massima libertà di scelta. È possibile affrontare uno studio partendo da zero, per avere una formazione più completa, che magari verrà esercitata solo come passione per propria soddisfazione personale, oppure ritenere che serva solo una preparazione specifica, solo su alcuni aspetti artistici, o inerente solo a dei materiali, o specifici su uno strumento. Sei tu a decidere cosa ti serve. Noi possiamo consigliarti e darti un ventaglio di possibilità, ma solo tu sai cosa desideri, quale uso ne farai, con chi vorrai condividere ciò che fai.

Il disegno nasce dal capire, imparare, conoscere, comprendere ciò che abbiamo davanti. Disegnando, cioè creando, paradossalmente si destruttura il modello da raffigurare, qualunque esso sia, anche nell’arte astratta (che opera non per forme ma per concetti espressi attraverso le forme).

Il lato artistico è comune a tutti. Quante volte anche chi “non sa disegnare” ha tracciato uno schema, delle indicazioni stradali, un concetto o un simbolo? Tutti, più volte al giorno. Perfino gli scarabocchi e i ghirigori fatti mentre siamo al telefono parlano di noi, e sono una nostra espressione.

Chiunque è in grado di tenere una matita in mano e di tracciare segni. La bravura e il talento sono un’altra cosa, che è molto più scientifica e meno astratta di quel che si creda. Sono elementi che hanno bisogno di studio, allenamento, studio, allenamento e cosi via, per poter crescere e esprimersi al meglio. Sono come piante che possono crescere rigogliose o seccare. Ma non esiste terreno talmente secco da non permettere che niente vi cresca. Per quanto arido sia, c’è sempre la possibilità che qualcosa attecchisca e nasca. Si tratta solo di provarci.

Quindi valutare se si può aspirare a diventare maestri dipende solo dal provarci, dalla motivazione che ci muove e dalle aspettative che ognuno di noi si pone. Oggi si tende a fare tutto da soli, anche a perdonare i propri errori e a darsi la sufficienza, e non solo nell’ambito artistico. Ma lo studio, l’esercizio e il confronto fanno bene, permettono di sviluppare uno stile, una propria personalità… e a raggiungere risultati importanti.

Però l’arte, il disegno e ogni altra forma di espressione artistica sono strumenti accessibili a tutti. E quindi la motivazione prima deve essere la propria felicità, il proprio star bene, e la propria soddisfazione. Se ciò che facciamo raggiunge questo livello di emozioni allora è sicuramente un’ottima opera. Se invece l’insoddisfazione persiste, allora non bisogna demoralizzarsi, ma perseverare. Il nostro cervello dice che possiamo fare di più e meglio, e allora è meglio seguire i suoi consigli.

Quindi capire cosa non ci soddisfa, cosa vogliamo davvero, e studiare, rubando ogni segreto e ogni trucco che ci aiuti a coprire il cammino fino alla meta.

(Si ringrazia, per il notevole contributo alle ricerche il libro “IL DISEGNO. DA ALTAMIRA A PICASSO", di Terisio Pignatti, ed. Mondadori)

Andrea Colore Soldatini

 

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