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Parte 01 Introduzione al carboncino

Il carboncino per Belle Arti è un medium espressivo con una forte personalità, e caratteristiche uniche nel suo genere.

In linea generale la sua composizione è abbastanza semplice. Si tratta di vero e proprio carbone, cioè legno bruciato (a varie temperature e con diverse tempistiche di bruciatura) di varia provenienza e natura, che viene macinato, polverizzato, producendo appunto una polvere finissima. Quest’ultima viene poi commercializzata sciolta, oppure ricompattata, e viene dotata di una forma. La polvere può essere tenuta insieme tramite l’aggiunta di leganti, oppure per effetto di una forte compressione a seguito della completa eliminazione dell’ossigeno contenuto nel materiale.

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Il carboncino naturale è prodotto da varie piante, prima tra tute il salice, la vite e la fusaggine. E’ di facile utilizzo, ha un segno sul grigiastro scuro. Ed è indicato più per tratti leggeri, qualche ombreggiatura e abbozzi.
È in assoluto il meno stabile tra i carboncini, ma proprio per questo è anche quello più maneggevole.

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Un altro esempio di carboncino naturale. Si cancella con niente, ma è più morbido del carboncino compresso, si sfalda con molta più facilità (ne consegue che la mano dell’artista deve rimanere leggera, perché appunto non regge forti pressioni), ed è comunque anch’esso molto sporchevole.

Perché il carboncino è così diffuso? Perché ha una duplice utilità, e in tutti e due di caratura elevata. Tutto questo accade perché, come altri “colleghi” medium a composizione polverosa e secca, il carboncino fa parte del gruppo dei materiali che non vengono assorbiti e/o in qualche modo integrati nel supporto, ma vi si posano sopra. Questo concetto, elementare in partenza, definisce la tecnica del carboncino, e ne enuncia vantaggi, peculiarità e lati deboli.

La sua caratteristica peculiare, infatti, è che di sua sponte il carboncino NON è un medium permanente. Tralasciando l’unico effetto conseguenziale nefasto, come lo sporcare il supporto su cui viene impiegato (d’altra parte è polvere di carbone, fa il suo mestiere), il carboncino ha il suo maggior pregio proprio nel fatto che può essere cancellato infinite volte.

In fase di ideazione di un progetto artistico, per l’artista questa funzionalità non ha prezzo. Studiare l’impostazione di un quadro, magari dopo averla studiata a parte su carta, per verificarne la bontà una volta trasportata sul supporto definitivo, e di apporre le dovute modifiche senza che mai venga rovinata la superficie sulla quale andremo a lavorare, è una versatilità che nessun altro medium offre, nemmeno la grafite, che alla lunga (incidendo il supporto) rovina la superficie di lavoro. Al tempo stesso, basta un gesto, un segno, un movimento, e si ha già la risposta esecutiva in tempo reale. Studiare posizioni, ingombri, pose, non è così immediato e facile con nessun altro mezzo come invece lo diventa con il carboncino. La sua polvere si deposita sulla superficie, vi aderisce il minimo bastante per tracciare un segno visibile, ma basta uno straccio (e a seconda del supporto un panno leggermente inumidito) per “spolverare” letteralmente il supporto lavorativo, e ottenere così di nuovo un’area sgombra.

Per lavori definitivi, invece, il carboncino permette di abbozzare e creare opere finite con uno studio su ombre e tonalità che sono riproducibili solo con tecniche artistiche e pittoriche più complesse e definitive. I vari tipi di polvere di carbone (derivante ovviamente dai vari tipi di legname usato per la fabbricazione), la tipologia di confezionamento ed infine l’uso che se ne fa permettono di lavorare su due voci che sono la base del corredo artistico ed esecutivo dell’artista: la teoria delle ombre e la tonalità del lavoro.

Con il carboncino ombre, volumi, materiali e quindi luci sono da considerare gli unici elementi per la creazione di un’opera. E siccome il rischio di “snervare” il lavoro è alto, rendendolo solo una distesa più o meno grigia senza personalità e carattere, si impara fin da subito ad allenare l’occhio e a non impiegare più materiale di quello che è necessario. Regola d’oro per le creazioni artistiche di qualsiasi natura.

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Per aumentare la profondità del carboncino, la sua intensità tonale e la sua versatilità, la polvere può essere addizionata con argille, farine, cere, oli e quant’altro.
La polvere viene comunque compressa in fase di lavorazione, e vengono eliminate acqua e aria presenti nel materiale. Questo tipo di carboncino è più duttile, dal segno più scuro e profondo, modellabile anche in punta fine, ed è indicato per larghe campiture e lavori finiti

Sempre tenendo conto della sua elevatissima sporchevolezza, che tende ad opacizzare qualsiasi materiale con cui entra in contatto che non sia sé stesso, il carboncino viene quindi impiegato per abbozzi e studi di impostazione dell’opera, lo studio delle ombre e delle luci, ma quasi mai in applicazione con altri medium per scurire alcune zone del lavoro, proprio per la sua incompatibilità data la sua origine. Mentre da solo possiede una versatilità estrema, e spesso dà luogo a veri e propri capolavori. Volendo usare un termine “manageriale”, il carboncino, dotato di una forte personalità, si esprime meglio lavorando in solitaria, piuttosto che in team.

La diffusione del carboncino e delle tecniche ad esso associate è dovuta anche al fatto che è forse il materiale più povero disponibile oggi, economico e di facile reperibilità. È versatile, perché, come la grafite, può servire a creare abbozzi ma anche opere del tutto complete e di grande fascino.

È trasportabile, si può sfumare con le dita ma anche con qualsiasi strumento che non rovini il supporto (proprio in virtù del fatto che è polvere che si posa sul supporto, quindi possiamo maneggiarla e trasportale come e dove vogliamo) e aderisce su gran parte dei supporti disponibili, non importa quanto poveri o dedicati, purché offrano un qualche tipo di grip “abrasivo” (ad esempio, meglio fogli ruvidi e non lisci). Se la superficie è abbastanza abrasiva (e nel caso dei medium a polvere basta davvero un niente, perché lo sia), il carboncino inizia a collaborare da subito, e rende immediatamente la sua potenzialità espressiva. L’unico caso nel quale il carboncino non “risponde” è quando il supporto è bagnato. Lì non c’è niente da fare, ma essendo un errore tecnico usare polveri secche su supporti bagnati per disegnare (perché tutte le loro potenzialità, anche in caso di attecchimento, vengono “spente”) il problema non si pone.

Mentre invece risulta opzione estremamente valida quando si vogliono lavorare ampie porzioni di opera, perché il carboncino è per l’appunto anche acquerellabile, specialmente con olio di paraffina, olio vegetale o olio per bambini.

Il carboncino, data la sua vulnerabilità, deve essere forzatamente fissato sul supporto. Proprio la sua grande versatilità ne fa uno strumento molto volatile e dispersivo. Quindi, ogni volta che si crea un’opera, che sia definita o meno va fissata step by step e in ogni caso a interruzione, anche momentanea, del lavoro. Basta un semplice sfregamento, e tutta la vostra fatica sparirà in un attimo.

Ma risolto questo aspetto, è un medium valido, versatile e divertentissimo, alla portata di tutti.

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Con il presentarsi di esigenze artistiche sempre più tendenti al dettaglio, additivando il pigmento è possibile creare carboncini a forma di matita, che permettono appunto la lavorazione di particolari fini.

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Un altro esempio di matita a carboncino. Le matite a carboncino possono essere realizzate nella maniera classica, con la camicia di legno, oppure a guisa di matita ma formate interamente da polvere

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